giovedì 26 ottobre 2017

Cantiamo la storia di... San Francesco alla Chiappetta

La scorsa primavera, in una bella giornata di sole, gli alunni di alcune classi hanno presentato alle famiglie il frutto del loro lavoro: si sono improvvisati "cantastorie" per raccontare in modo breve e vivace ciò che hanno scoperto - libri e gambe in spalla - sul territorio della Valpolcevera: un patrimonio da conoscere e comunicare!


Cominciando il nuovo anno scolastico, mentre si aprono nuovi progetti e nuove piste di ricerca, ci piace ricordare un bel momento di condivisione. 

Riportiamo uno dei testi composti dai ragazzi per l'occasione: si tratta della filastrocca con cui la II B ha decantato la storia del convento di San Francesco alla Chiappetta. I ragazzi hanno provato ha scrivere in ottave, ricalcando l'incipit dell'Orlando Furioso e... il gioco ha avuto una simpatica riuscita.


La chiesa, il borgo, i signori, il convento,
l’antico insediamento noi cantiamo
che, come testimonia un documento,
e l’epigrafe che ora vi mostriamo,
fu creato alla fine del Duecento
dai frati francescani dove siamo
su un terreno donato dai Lercari
nobili genovesi poco avari.


Racconta la leggenda che Francesco
passò per Bolzaneto in un suo viaggio
diretto verso il lido barbaresco.
Le terre ricevette per vantaggio
dell’umile ordine nato di fresco
lì dove ancora non c’era un villaggio.
Non è detto che sia proprio vero
e rimarrà eternamente un mistero


però è certo che Ughetto e Costantino
furono seppelliti nel convento;
e di pregar per il loro destino
proposero ai frati in risarcimento.
Anche i Ghersi, gli Spinola, i Semino
richiesero lo stesso trattamento:
tuttora giacciono sotto la chiesa
e per loro una fiamma è sempre accesa.


Presso alla chiesa chiamata “chiappetta”
sorsero case, mulino e osteria
e lavorando l’orto e la valletta
i frati coltivavan l’armonia.
Per via dell’alluvione in tutta fretta
a volte si doveva correr via.
Sulla riva sinistra del torrente
la collina di Murta era adiacente.

Nel Seicento il convento è rinnovato:
un campanile con otto campane
viene aggiunto con il chiostro quadrato;
dalle gotiche forme ormai lontane
allo stile barocco si è passato.
Dipendevano le mura francescane
dal convento del centro in Castelletto
finché l’ordine fu sciolto per dispetto.


I Francesi sul finir del Settecento
requisivano ricchezze e proprietà
agli ordini soppressi, ed il convento,
venduto, di mano in mano passerà;
un giorno fornirà alloggiamento
anche ai poveri matti della città.
La chiesa fu affidata a un cappellano,
che però era di nuovo francescano.


Il complesso fu più volte venduto
case e strade si formavano intorno
ospitò perfino un re decaduto
attendendo dei suoi frati il ritorno.
Infine diede al treno il benvenuto
e sull’altra sponda si trovò un giorno.
Oggi è parrocchia di un grande quartiere
benvenuto è chi la viene a vedere.