LA FATA CASTANEA
di Bianca Gualco, IIIB
Sulle
pendici di una valle verde, scaldata dal sole dal mattino al tramonto e
ricoperta di boschi di castagno alti e frondosi e di prati dove si falciava un
fieno profumato, viveva un uomo di nome Josephy.
Egli
era il padre di sei bambini, che già cominciavano ad imparare il mestiere del
padre: si occupavano delle mucche nella stalla, raccoglievano l’erba che il
padre falciava e in autunno raccoglievano le castagne che fornivano i grandi alberi
dei boschi. Era questo il loro cibo principale, insieme al latte e al formaggio
che la loro mamma preparava.
Abitavano
in una casa di pietra con un grosso camino ed un essiccatoio dove venivano
seccate le castagne che sarebbero servite per il nutrimento invernale di tutta
la famiglia.
Erano
una famiglia felice perché avevano quanto gli bastava per vivere.
Un
inverno freddo e piovoso la madre dei bambini si ammalò e presto morì perché
non c’erano medicine per la sua malattia. Rimase il padre con i piccoli, dei
quali non si poteva occupare da solo, così decise di trovare una nuova madre
per i suoi bambini.
Anche
questa nuova madre si chiamava Maddalena, come la loro vera madre.
E
così passavano gli anni e altri fratellini arrivarono a riempire sempre di più
quella casa; oramai erano dodici i figli, ma grazie al lavoro del padre e ai
grandi alberi riuscivano a mangiare e ad avere legna per scaldarsi, foglie su
cui dormire e utensili e mobili di quel legno magico che serviva per tante
cose: culle, ceste, coffe da vendere al porto vicino, per il trasporto delle
merci sulle navi.
Un
giorno, però, al padre si presentò un’altra prova: anche la seconda moglie morì
ed ecco che, preso dallo sconforto e dalla rabbia, andò nel bosco e cominciò a prendere a colpi di ascia i
tronchi dei vecchi alberi, che cominciarono a gemere sotto la scure.
Allora
dal bosco ecco uscire la Fata Castanea, regina di quelle piante secolari, che
disse a Josephy: ”Poichè non sei riconoscente verso quello che i miei alberi ti
hanno dato, ecco che li farò morire e tu morirai con loro, di fame.“
Così
fu: gli alberi uno dopo l’altro si ammalarono e cominciarono a seccare. Per il
contadino fu un ben triste periodo, senza più il cibo che fino ad allora gli
alberi gli avevano fornito.
Josephy
decise di tornare nel bosco ormai secco e cominciò a piangere e a pregare la
Fata Castanea di perdonarlo e di concedergli
una seconda opportunità.
Ecco
che allora la Fata, intenerita, apparve e disse al contadino: “Poiché sei
pentito e poiché ho compassione dei tuoi figli, ti indicherò un posto dove
potrai trasferirti. Vedi quel monte alto sulla cui sommità si trova quel forte
a guardia della città? Bene, sulle sue pendici getterai queste castagne dorate
che ti dono. Là cresceranno alberi grossi, forti e generosi. Avrai una casa
grande e tutto ciò che è necessario al vostro sostentamento. Li ti trasferirai
e vivrà la tua discendenza”.
Josephy
prese allora i figli, le sue poche cose, e attraversarono la valle fino a
giungere sulla cima del monte.
I
bambini corsero subito a gettare le
castagne magiche e immediatamente nacquero alberi enormi, carichi di frutti.
Lì
si stabilirono ed ancora oggi vi abitano i suoi discendenti, che a volte
narrano ancora la vicenda del loro antenato.