mercoledì 4 novembre 2015

C'era una volta una maestosa villa.....

Già, c'era una volta....adesso rimane solo la spettrale presenza di una chiesa abbandonata. L'avrete notata tutti, sulla destra dell'Ipercoop di Bolzaneto: fantasma antico perso nel cemento e nella bruttura della periferia. Forse vi sarete chiesti cos'è, di cosa faceva parte quella chiesa che ha il fascino misterioso della storia. Tante volte, passando di lì, ci siamo soffermati a fantasticare su quell'edificio abbandonato, abbiamo immaginato la storia che è passata di lì e ci si è spezzato il cuore a testimoniare la progressiva distruzione di questa bellezza antica. Così abbiamo deciso di "adottare" questo pezzo di storia della nostra Valpolcevera. I ragazzi della 3A e della 3D parteciperanno al concorso "La scuola adotta un Monumento" proposto dalla Fondazione Napoli Novantanove e patrocinato  dal MIUR.
Le prime ricerche ci hanno fatto scoprire che la cappella è ciò che resta della imponente Villa Durazzo Cataldi risalente al XVIII secolo...molto interessante...c'è molto da fare, ma riusciremo a dare a questo prezioso monumento la dignità che merita! Seguiteci








martedì 27 ottobre 2015

Dalla Valpolcevera a Expo2015, il viaggio vincente della 3A


Il nome della nostra scuola è arrivato anche a Expo Milano grazie alla classe 2A (attuale 3A) coordinata della Prof. Anna Maria Collova'. I ragazzi hanno, infatti, partecipato ad un concorso letterario nazionale vincendo il primo premio con la seguente opera:

La bocca sollevai dal lauto pasto…
Nel mezzo del cammin della lezione
mi ritrovai perplesso ad imparare
la retta via per l’alimentazione.

Salumi e fritti son da evitare!
Ahi, quanto appreso dir è cosa dura…
La prima norma è non esagerare.

Privilegiar la frutta e la verdura
con vitamine e sali minerali
che in ogni lor stagion  ci dà Natura.

E’ meglio limitar grassi animali      
che gradivamo senza alcun sospetto
ma per le arterie son alquanto insani.

Gustar  i carboidrati è benaccetto            
vigor ed energia al corpo porti,
ne trae vantaggio anche l’intelletto.

Io e i miei compagni ascoltavamo assorti
di uova, carne e pesce le virtù:
contengon  proteine e rendon forti.

Di acqua dobbiam berne assai di più,
è salutare fare movimenti
e non oziar davanti alla TV.

Perché sian sani tutti i nostri denti
mangiam i dolci solo all’occorrenza
e ai coloranti stiamo un poco attenti.

Ed ecco verso noi venir la scienza
fatti non fummo a viver pigri e grassi
ma per seguir la dieta con coscienza.

giovedì 4 giugno 2015

Le storie di Villa Serra 1d


Al termine di un lungo percorso tra parchi, alberi e fiori culminato con la visita a Villa Serra, liberiamo la fantasia: ecco i racconti ambientati nel parco storico della Valpolcevera scritti dai ragazzi della 1D
IL CIGNO NERO
Tanto tempo fa dai marchesi Serra venne acquistato il territorio chiamato anticamente "Cà dè Galli". Nel 1860 il territorio venne dato a Orso Serra, lui decise di trasformarlo in un grandioso complesso alla moda. Dopo qualche anno di matrimonio con Virginia Conzio ebbero due meravigliose figlie di nome Matilde e Clara. Dato che i loro genitori erano occupati ad organizzare il proprio territorio invece che con i genitori le bambine stavano con tre fatine; erano magiche, ne esistevano poche al mondo perché la gente tagliando i boschi dove vivevano, le avevano quasi fatte estinguere. Dato che non avevano la loro casa nell'albero dove c'era la polvere magica per volare;questa diciamo riserva si trovava in mezzo alla laghetto. Il laghetto si trovava in mezzo al parco, non usciva acqua ma usciva polvere magica; non c'erano papere e anatre perché le due figlie del re erano allergiche, al centro della fontana c'era una gemma che era il centro di tutto il potere della polvere magica, prima che morisse ce l'aveva la regina delle fate. Le due ragazze cresciute in bellezza e in salute , non potevano avere amici, quindi stavano sempre chiuse nel parco e nella loro casa. Si dedicarono alla pittura infatti, ogni pomeriggio; di  nascosto perché dipingere in quest'epoca voleva dire non avere abbastanza soldi per andare a cavallo, ma a loro non piaceva nemmeno, preferivano dipingere e avevano comunque molti soldi per fare equitazione ma per loro era una cosa terribile, andavano nel boschetto dietro al laghetto. Si nascondevano sotto i vestiti la tela e i colori. Un giorno le inseguì un bellissimo cigno bianco, loro non accorgendosene, mentre dipingevano senza farlo apposta fecero cadere il barattolo di colore nero e cadde sul cigno e divenne tutto nero. Lo fecero vedere al re ovvero al loro padre e disse che ciò era una cosa sopranaturale, perché non esistevano cigni di questo colore, loro gli raccontarono anche il fatto del barattolo di pittura ma non ci credette. Allora Matilde e Clara lo portarono al laghetto per provare a toglierli il colore nero perchè se no il loro padre lo avrebbe intrappolato e venduto ma il colore non andava via. Allora fecero in modo che non succedesse. La prima volta che provarono ad intrappolarlo,le ragazze  misero le briciole di pane nelle tasche dei pantaloni delle guardie e liberarono le papere e gli morsicarono tutti i pantaloni; così il cigno ebbe il tempo di scappare. Ci provarono molte volte ma fallirono sempre, ma le aiutarono sempre le tre fatine con la loro magia. Dopo molti anni di potere i loro genitori  morirono e al trono passò a Matilde e Clara, si sposarono ed ebbero dei figli e, al cigno nero non venne più torta una penna!
Marta Nasso
DELITTO A VILLA SERRA
Il marchese orso non è morto per cause naturali, ma è stato ucciso da un suo rivale andato a vedere  la sua villa , forse l’ha ucciso perché  la sua villa era più  bella.
Andiamo a vedere  la scena di del delitto: .villa serra, situata nel comune di Sant’ Olcese.Appena entrati nella casa i poliziotti ci hanno portato al cadavere.Abbiamo cercato delle prove, ma non ce n’era neanche una .Quando mi sono girato, con la coda dell’occhio  ho visto un lembo di tessuto, l’ho preso: era di colore viola e nero, sotto c’era  un coltello con il marchio inglese: dato che il marchese Orso aveva costruito la casa in stile inglese, aveva anche gli utensili inglesi.
In cucina c’erano posate fabbricate in Toscana.Così  siamo partiti per visitare amici, parenti  e soci d’affari, ma non  abbiamo trovato niente .Ci mancava però ancora un testimone: la moglie ci  ha raccontato  che il marito aveva comperato pezzi di parchi in tutta l’Italia.Perciò siamo dovuti partire per visitare tutti i parchi in cui aveva fatto affari;siamo andati alla Venaria Reale dove Orso aveva comperato un albero per il suo parco ma il proprietario non aveva nulla contro la vittima. Poi siamo andati al parco delle Cinque Terre ma il proprietario era  morto la sera stessa in cui gli  aveva venduto il materiale:alberi e piante.L’ultima tappa era in Inghilterra dove Orso aveva visitato diverse case per poi farne  una copia in Italia, ispirandosi soprattutto  ad un parco chiamato Homeland United Kingdom.Abbiamo comprato il biglietto e siamo entrati: la casa e il parco erano identici a Villa Serra. Salendo le scale, abbiamo trovato le guardie che non ci hanno fatto assolutamente entrare. Il mio assistente, così, è andato a cercare un altro ingresso, mentre io distraevo i guardiani. Appena Watson mi fece un cenno io sgattaiolai dentro la villa. In cucina, trovammo le stesse posate che il marchese Orso aveva in cucina. Cercando il mantello, trovai una botola sotto la quale c’erano moltissimi vestiti, in particolare mi colpì un mantello dello stesso tessuto del lembo trovato sul luogo del delitto; era chiaro chi era il colpevole: il conte Van Hauten, proprietario della villa. Lo cercammo, ma lui era già in Italia dove voleva uccidere la moglie di Orso. Il giorno del funerale del povero Marchese, scorsi una figura sospetta, lo rincorsi sul tetto e lo catturai. Il conte assassino fu processato e condannato a 88 anni. Il Marchese Orso Serra, adesso poteva riposare in pace.
Christian Patalano
 Un giallo a Villa Serra
 A Villa Serra, viveva una famiglia inglese molto ricca, composta da tre figlie femmine, il padre e la madre.Le tre figlie erano molto diverse fra loro: c’era Marta che amava passeggiare tra i prati e fare il giro del parco, tanto che ormai lo conosceva a memoria; poi c’era Rachele che amava gli animali e se ne prendeva cura, infatti ogni mattina portava da magiare alle papere, infine c’era Brisella che era un po’ spericolata, amava lo sport, saltare e rotolarsi sui prati; le piaceva anche leggere e  imitava le scene del libro. Durante una festa non si trovava più la madre, era scomparsa, per molti giorni non si trovò più.
Un giorno però Marta, mentre passeggiava, trovò la madre uccisa nel lago, urlò e andò a chiamare il padre e le sorelle, pensarono e ripensarono a chi potesse averla uccisa e si ricordarono che al cameriere e al giardiniere non stava molto simpatica, allora chiamarono un amico di famiglia che era un ottimo detective e che lavorò giorno e notte, osservò sia il cameriere sia il giardiniere ma non trovò nulla, poi però trovò delle prove: un coltello e dei guanti sporchi di sangue. Allora andò dal signor Cambler e fece analizzare le prove, risalivano ad un uomo: allora convocarono tutti gli uomini della festa si presentarono tutti a parte George Bumber.
Pensavano fosse lui il colpevole lo invitarono a cena il detective lo analizzò con lo sguardo: era lui il colpevole. Chiamarono la polizia e lo fecero arrestare; le tre figlie e il padre vissero a Villa Serra finche anche loro morirono in un incidente in carrozza il 18 gennaio 1852.        
Matilde Galluzzo
L’antica Villa Serra
In un tempo lontano in una villa chiamata Villa Serra, tutto era buono e felice, il conte che ci abitava aveva avuto un figlio di nome Arthur. La madre di Arthur si chiamava Telemina. Quasi tutti i lavori li faceva lei, mentre il marito dormiva sempre. Un giorno, quando Arthur si svegliò non vide la madre (che di solito era lì a pulire), perciò si spaventò un po’, ma poi pensando che si fosse spostata in un’altra stanza, si addormentò.  Quando Arthur e suo padre si svegliarono, andarono in una e non trovarono il pranzo pronto. Così, mentre il conte piombava di nuovo in un sonno profondo, il povero Arthur cominciò a preoccuparsi, soprattutto al pensiero di chi si sarebbe occupato della casa, del giardino (on oltre 1300 piante di 170 qualità diverse) e  del cibo ora che la madre era scomparsa. Così andò dallo sceriffo che, però, non gli credette, allora pensò di risolvere il caso da solo decidendo di stare sveglio tutta la notte a investigare. La mattina dopo, dormiva come un ghiro, così comprò un aggeggio che lo schiaffeggiava per tenersi sveglio, cioè lui chiudeva un occhio e quello gli mollava un ceffone, praticamente uno schiaffeggia faccia. La notte successiva, girando e rigirando trovò una botola. Ma per aprirla serviva una chiave. La cercò per giorni, per mesi e per anni finché non la trovò appesa a un muro, proprio lì sopra. La aprì e scese la scala: 29.505 gradini. Giunto in fondo trovò tutte le cose che aveva perso nella sua vita. Andò a chiamare suo padre che, naturalmente, dormiva. Quindi si rimboccò le maniche e cominciò a portare su tutte le cose. Ed ecco, anche sua madre! Si era nascosta laggiù per costruire un marchingegno che facesse stare sveglio suo marito. Finalmente era finito, lo provò e funzionava. Da quel giorno tutti vissero felici e contenti , tranne il padre, che adesso era costretto a lavorare.
Francesco Provenzano
Le imprese del Re Serra
Alla fine del 1800, la famiglia Serra fece costruire un palazzo e una villa a Genova. Ben presto si accorsero che la guerra contro l’avanzata di Napoleone avrebbe recato loro tanti problemi. Allora, il Re Serra preparò cinquemila settecento soldati e fece costruire ottanta torri di guardia e procurò novanta barili di dinamite. La tenuta dei Serra non era più una villa, ma un campo di guerra. Poi, il re cercò degli alleati, ma durante la ricerca incontrò Napoleone che lo fece prigioniero.
Quando la promessa sposa del re venne a sapere che il suo amato era stato imprigionato, decise di partire con il fratello gemello del re, Federico e con 500 soldati per andare a salvarlo. Essi si imbarcarono nel porto di Genova in direzione della Corsica. Qui si trovava il castello di Napoleone in cui il re era stato catturato.
Federico, con i suoi uomini, si accampò nel bosco vicino al castello. Quando giunse l’alba, essi assediarono la fortezza e nel momento in cui Federico incontrò Napoleone, essi si sfidarono a duello. Napoleone morì con un colpo letale e il principe e i suoi soldati sconfisse gli uomini di Napoleone, liberò suo fratello e con luii si impadronì del castello. La famiglia Serra, vittoriosa, ritornò a Genova trionfante nella sua bella villa.
Mattia Marrale
Un racconto fantastico
Tanto tempo fa Villa Serra era abitata da una famiglia nobile che si chiamava Rosselli.Questa famiglia possedeva sei cavalli ben decorati e una carrozza tutta in  oro.Un giorno Agostino, Maria e i loro figli Alessandro e Michela andarono a fare una passeggiata attorno alla grande villa.Mentre camminavano, inciamparono in un solo di terra, così si chiesero se dentro nascosto, i fosse qualcosa; allora, tutta la famiglia si mise a scavare con una pala a testa. Alla fine, quando ebbero finito, trovarono il tesoro!Lo portarono nel loro palazzo e lo nascosero, dopodiché si rifugiarono in casa per pranzare. Dopo il pranzo, Alessandro e Michela andarono in camera al terzo piano dell’edificio.
Nella loro camera, accanto al letto, trovarono una grande porta, con una chiave infilata nella serratura. Allora, i due fratelli aprirono la porta ed entrarono: dentro trovarono un altro mondo, un mondo fantastico, on unicorni volanti dal corno d’oro, fate ed animali parlanti colorati. A Michela questo mondo piaceva un sacco, mentre ad Alessandro non piaceva affatto. I due fratelli si misero sopra un unicorno volante e lo cavalcarono, mentre lui faceva loro molte domande. Questo unicorno era molto simpatico, si chiamava Endol, era azzurro con un occhio verde e uno blu.
Michela e Alessandro fecero amicizia anche con una fata molto simpatia. Alla fine del giro, tornarono alla villa dove raccontarono tutto ai loro genitori che, però, non li credettero.
Giulia Privitera
Il fantasma di Villa Serra
Quando il Marchese Orso Serra tornò dal suo viaggio a Londra, fece subito cominciare i lavoro di costruzione del parco, ispirandosi ai terreni inglesi; le persone incaricate della costruzione erano due architetti provenienti uno da Londra (ma nato in Italia) conosciuto durante il viaggio, l’atro originario di Savona. Iniziarono i lavori nella parte entrale del parco, dove anticamente c’era una fontana. Iniziarono posizionando delle composizioni floreali in stile inglese, con fiori molto colorati, poi cominciarono a piantare gli alberi: cipressi, sequoie, pini, cedri, magnolie e aceri. I due architetti lavoravano anche di notte posizionando  fiori anche vicino alla lapide di Agostino Pinelli. Mentre piantava i fiori, l’architetto inglese sentì strani rumori provenire dalla lapide, ma non disse niente, poi vide muovere la terra e andò a chiamare il suo collega che non  gli credette e gli disse di tornare al suo lavoro. Così, il povero londinese cominciò nuovamente a lavorare, ma subito vide di nuovo la terra che si muoveva e sentì una strana voce provenire dal sottosuolo, ma non riuscì a capire cosa stava dicendo. Tornò, allora dal savonese che, stufo di sentire le sue lamentele, andò a controllare; non vide nulla, fino a che mettendo a dimora un’ortensia vide che la terra si muoveva per davvero. Così i due corsero a chiamare il Marchese Orso e gli raccontarono quello che era successo. Incredulo, il Marchese disse loro di tornare al lavoro e di spostare la lapide di Agostino. Nel momento in cui i due architetti cominciarono a muovere la lapide, ecco comparire il fantasma di Pinelli che, volò nella villa a spaventare il Marchese Orso e a dirgli di lasciare la lapide al suo posto. Il Marchese, terrorizzato, chiamò gli architetti e ordinò loro di rimettere subito la lapide al suo posto. Così fecero e nessuno mai più vide il fantasma di Agostino Pinelli.
Alessia Caponigro
Assassinio a Villa Serra
n una notte del 1811, quando il palazzo di Villa Serra era appena stato ristrutturato, Agostino Pinelli sentì un rumore provenire dalla cucina e chiese a sua moglie se stava bene. Carla non rispose, così si preoccupò e andò a controllare. Quando entro in cucina, trovò sua moglie morta on un coltello in mano. Tutti, compreso Agostino erano convinti che si fosse suicidata. L’unica persona a non credere a questo presunto suicidio era l’investigatore Carlo Cusani che accanto al sangue freso della vittima, trovò anche alcune gocce di sangue secco. Anche Agostino cominciò a dubitare che sua moglie si fosse suicidata perché la loro era una vita felice e non ne avrebbe avuto alcun motivo. Però non avevano nemici, erano brave persone….a pensarci bene, forse un nemico c’era, Enrico Cerino che aveva perso molti  a soldi giocando a poker con loro. Era convinto che Agostino avesse barato!
Il giorno dopo,  il detective Cusani andò a casa di Enrico. Cercò di fargli qualche domanda e alla fine l’assassino si tradì con le sue stesse parole. Venne messo agli arresti domiciliari dal giudice Sentes, un uomo grosso e di bassa statura. Quando Agostino venne a sapere la verità, tentò il suicidio, ma prima voleva assicurarsi che Enrico pagasse e si pentisse per il suo delitto. Poi, una sera, Agostino andò alla finestra e si buttò per raggiungere la sua amata Carla. Il detective Cusani, assistette impotente alla tragedia.
Una lapide sulla casa ricorda ai suoi futuri abitanti la tragica storia di Agostino e Carla Pinelli.
Federica Bozzolo
Lo Gnomo Pof a Villa Serra
Tanto tempo fa, nel lontano 1811, in quella terra che si chiamava “Cà de’ galli”, nel profondo del bosco, viveva uno gnomo con la barba lunga e blu, il naso rosso e dei piccoli occhiali da vista. Quello gnomo si chiamava Pof e vide la grandiosa storia di Villa Serra.
Un giorno, mentre fumava la sua lunga pipa Hobbit, Pof sentì delle voci al margine del bosco e, spinto dalla curiosità, andò a vedere di cosa si trattava. Quando arrivò vide due uomini: uno basso e magro e l’altro alto,  robusto e con una barba folta che assomigliava ad un orso. Il signore “orso” stava firmando un documento che aveva in mano l’altro uomo, poi, si strinsero la mano e “orso” guardò soddisfatto il bosco.
Il signore “orso” era infatti il Marchese Orso Serra che aveva appena comprato il bosco per costruire una grande villa. I lavori cominciarono subito. Gli operai tirarono giù gran parte delle piante ma la casetta di Pof non la vide nessuno perché il marchese volle lasciare un pezzo di bosco per avere un po’ di fauna selvatica, così Pof passò inosservato e assistette alla costruzione di Villa Serra, a volte anche interferendo nei lavori. Una volta, mentre gli operai erano in pausa, sbirciò nel progetto della costruzione della casa per il marchese e scoprì che era stato fatto un errore nelle fondamenta e la casa sarebbe crollata, così lo corresse e la casa è in piedi tutt’oggi.
Quando la villa fu finita e al posto del bosco sorsero abeti, cipressi, tassi e sequoie, Pof si divertiva a passare da un albero all’altro, ad annusare fiori variopinti e a parlare con animali strani nelle voliere o nei laghi. La villa era diventa un bellissimo parco dove viveva il Marchese Orso, sua moglie e i suoi figli. Così Pof riprese la sua vita di relax e pipa, finché, un triste giorno, il Marchese morì (1882) lasciando in eredità il parco e la villa  alla figlia Caterina. Gli anni con Caterina furono anni tristi, il parco si ingrigì: i cigni bianchi diminuirono e aumentarono i neri, le ortensie davano solo fiori blu scuro e il bosco si riempì di muschio.
Quando, nel 1938, Caterina morì nubile il parco passò all’Opera Pia” Lascito Matero Sciallero Piccaro”. Nella villa arrivarono i bambini e, con il loro entusiasmo infantile riportarono la felicità nel parco. Un giorno le suore portarono i piccoli nel bosco a fare una gita e scoprirono Pof, ma le suore di buon animo non lo dissero a nessuno e Pof diventò grande amico dei bambini.
oi scoppiò la guerra e i militari mandarono via i bambini e trasformarono la villa nel loro quartier generale. Pof, per l’ira, fece loro molti dispetti: un giorno quando i militari si svegliarono non trovarono più le loro scarpe sotto i letti perché Pof le aveva buttate nel lago, un’altra volta mise i dischi per il tiro al piattello dentro ai pancake che i militari mangiarono al mattino, ma uno gnomo non poteva sconfiggere un esercito e i militari distrussero gran parte del parco.
Finita la guerra il parco devastato fu abbandonato e Pof andò in una baita segreta nel punto più buio e folto del bosco, deluso. Nel 1982, con l’iniziativa di un anziano cittadino di Serra Riccò (che era un dei più giovani bambini che avevano vissuto a Villa Serra) e dei suoi figli, i comuni di Genova, Sant’Olcese e Serra Riccò ristrutturarono il parco e, nel 1992, fu aperto al pubblico. Durante l’inaugurazione alcune persone affermarono di aver visto un ometto piccolissimo con la barba blu.
Dal 1995 al 2004 gli operai (e Pof,  naturalmente) continuarono a intervenire per migliorare il parco e adesso Pof gira felice tra le sequoie, i cigni e le ortensie variopinte.
Geremia Cappagli
 Omicidio nella Villa 
A Villa Serra  viveva una famiglia composta da genitori e due figli;  secondo i genitori  il figlio minore era meno importante, fu cacciato di casa e nell’ enorme villa si perse. L’altro fratello decise di andarlo a cercare di nascosto, perche i genitori non volevano. Così la sera scappò in cerca di suo fratello Peter; al mattino i genitori si accorsero che il figlio non c’era così mandarono il maggiordomo a cercarlo   ( il figlio); dopo quasi tutta la giornata alla sua ricerca tornò a casa con il corpo senza vita del figlio che era morto con un coltello da collezione dei genitori piantato nel petto e un biglietto con scritto “Peter” (il fratello che era stato cacciato). I genitori erano spaventati ma non credevano che Peter fosse ancora vivo visto che ormai erano 15 anni che lo avevano  abbandonato; i signori  comunque preoccupati decisero di mettere delle guardie per la villa e il miglior soldato davanti alla casa.  Dopo alcuni giorni, non si preoccuparono più e così rilassati e tranquilli uscirono a fare una passeggiata, quando uscirono non c’era il soldato davanti alla casa, ma non si preoccuparono perché pensavano  che fosse andato a mangiare e, mentre passeggiavano, lungo le rive del lago  videro il soldato morto nel lago con dei petali sul petto attaccati conle spine  con scritto “Peter”.
I signori scapparono in casa e per un altro lungo periodo non si ebbero  più notizie del  killer di Peter. I signori ebbero altri due figli e presero un cane; il primo figlio secondo loro era più importante del secondo e questo era il motivo per cui Peter decise di rovinare la famiglia. Il padre non ne poteva più di stare in quella villa, così scappò e rimase la madre con i due figli; lei era dell’ idea  che il primo figlio fosse più importante,  infatti  (il primo figlio) dormiva con la madre. I ragazzi scoprirono tutto del accaduto di prima che nascessero, così  iniziarono ad avere timore anche loro. Una sera mentre dormivano la madre sentì  il letto bagnato  e penso che il figlio fosse impaurito  ma poi  scoprì che era sangue e il figlio era morto. Ormai  questa famiglia era maledetta da Peter  che non si sarebbe dato pace finche non avesse finito quello che aveva iniziato; la sera dopo, il secondo figlio, terrorizzato, dormì con il cane sotto il letto e ogni volta che sentiva un rumore che lo impauriva  metteva la mano sotto il letto e il cane gliela leccava e il ragazzo sapeva che non c’ era nessuno ed era tranquillo ma da sotto il letto spuntò un biglietto con scritto:-“i cani leccano anche da morti” e così il ragazzo vide il cane morto sotto il letto con la lingua di fuori e anche la madre impaurita allora …
Ad un certo punto  il ragazzo  si svegliò e capì che tutta questa storia è solo un suo brutto  sogno.
Riccardo Mistico
 
 

 

venerdì 29 maggio 2015

Dai parchi londinesi al parco storico di Villa Serra con i ragazzi della 1D

Il percorso della 1D è partito, come si diceva in un post precedente, dal Regno Unito. Nelle ore di inglese, infatti abbiamo studiato i fiori che si  possono trovare nei giardini inglesi e abbiamo fatto un bel cartellone.
















Il percorso ci ha poi portati allo studio dei parchi londinesi. Abbiamo letto un testo descrittivo e abbiamo immaginato il nostro parco ideale. Nei parchi non possono mancare gli alberi, sui quali ci siamo soffermati in scienze con la prof. Di Giacomo. Abbiamo studiato l'importanza di questi meravigliosi esseri viventi realizzando un cartellone



 




 


 
























Tornando ai fiori, poi abbiamo studiato in lingua inglese le ortensie per preparaci alla visita ad uno dei tesori della Valpolcevera: Villa Serra, di cui racconteremo in seguito.













 

I fiori della scuola media Gaslini

Vivere in un ambiente bello aiuta a sentirsi bene e favorisce l'apprendimento, cosa potevamo pensare, allora, noi insegnanti al termine di questo lungo percorso che ha avvicinato i nostri ragazzi alla natura e al territorio in cui vivono? Ma a creare un bel giardino fiorito nei cortili della scuola, naturalmente. Così in un assolato pomeriggio di maggio, l'impavida Prof. Poggi aiutata dai suoi baldi aiutanti Zaccaria, Giada e Floriana ha piantato tanti bei fiorellini che rallegrano il posteggio dei prof. e si lasciano ammirare dalle vetrate delle aule.



 
 
 
In realtà il giardinaggio era già stato avviato con la 1A che, dopo avere studiato le piante aromatiche in scienze e inglese, ha creato un bel giardino profumato nel cortile al piano superiore, ma questa è un'altra storia. .....



martedì 12 maggio 2015

Foto vincitrice del concorso "A caccia di bellezza"


Il concorso "A caccia di bellezza" che si è svolto tra gli alunni della 3A vede vincitrice la foto di Giorgia Tacchi. La giuria, composta dalle Prof. Manna, Caprile e Rizzo, ha scelto questo elaborato sia per la bellezza della foto che per la cura con cui è stata presentata.
Sentirsi a casa nel luogo in cui si vive è fondamentale per il nostro benessere e se questo luogo, poi si conosce bene, forse è anche più facile amarlo e rispettarlo. Questo riassume lo scopo del progetto "Cittadini del futuro": educare gli adulti di domani a conoscere la propria terra, la sua storia, le sue tradizioni e ad avere rispetto nei confronti del fragile mondo in cui viviamo.
La foto di Giorgia è diventata la copertina del blog e sarà esposta, con gli altri elaborati presentati, nell'atrio della scuola in un angolo dedicato alla bellezza della Valpolcevera.

lunedì 11 maggio 2015

Antologia del cimitero di Murta

Dopo un anno di duro lavoro, di lettura, ricerca, scrittura creativa e traduzione, i ragazzi della 3D presentano il loro piccolo capolavoro: ispirato alla celeberrima "Spoon River Anthology" di Edgar Lee Masters, ecco l'Antologia del cimitero di Murta. Ci auguriamo che, oltre ad apprezzare la bellezza degli epitaffi totalmente ideati dai ragazzi, chi ci legge possa incuriosirsi e andare a visitare questo piccolo tesoro nascosto della nostra valle, ma soprattutto, speriamo davvero che questo nostro piccolo lavoro possa essere di stimolo per il recupero e la tutela di uno dei patrimoni storici della Valpolcevera. Buona lettura

domenica 10 maggio 2015

Giardinieri per caso

La classe 1A ha iniziato il suo percorso alla scoperta della buona agricoltura imparando la terminologia inglese legata al giardinaggio, ecco una piccola guida per altri British gardeners. Il lavoro è proseguito con uno studio scientifico che presenteremo presto e con l'osservazione di alcune piante aromatiche che saranno piantate nel cortile della scuola.

La 2c presenta il gusto del cibo nella valpolcevera

La classe 2^C della scuola media "Piero Gaslini" di Bolzaneto ha aderito al progetto sulla Val Polcevera grazie alla prof.ssa di scienze e matematica V.Manna. Siamo ora felici di presentarvi i nostri lavori legati al cibo, argomento su cui ci hanno chiesto di lavorare.


I lavori sono stati assegnati a 5 gruppi e questi hanno lavorato diversamente (cartelloni, presentazioni pawer point, interviste, ecc...).
Ogni gruppo era formato da circa 4 persone e ognuno ha dato il suo contributo sperando che a voi tutti piaccia:-D.
Vi auguriamo una buona lettura.

1. Prodotti tipici della valle (ormai molti sono estinti) 
Alcuni di noi sono andati a intervistare un produttore della Bianchetta Genovese. 
Il produttore è stato gentile e ha risposto a tutte le nostre curiosità. Guardate il video!



Qui di seguito trovate una presentazione su alcuni prodotti tipici della Val Polcevera da noi selezionati




2. Rapporto tra cibo e corpo (spesso non rispettato):




3. Grande saggezza contadina (quasi persa totalmente)
A proposito di grandi saggezze contadine, la classe ha avuto il piacere di incontrare il prof. Bampi che per un paio d'ore ci ha intrattenuto con proverbi, poesie e detti antichi in genovese. Qui pubblichiamo in genovese con traduzione due poesie che ci ha letto in classe:


I ravieu
Fæte un bon pin co’ ‘a solita ricetta
O de grasso ,se ‘a borsa t’ou consente
O de magro se invece te in bolletta,
stendilo fra due croste ben ao dente

e, usando o stampo fæto espressamente,
fanne di cuscinetti co’ ‘a pansetta,
incipria de farinn-a leggermente
e taggili un per un con ‘a roetta

fagge da un boggio e servili in to broddo
o megio sciuti con do tocco spesso
e tanto parmixan. Ma in ogni moddo

se i ravieu son gustosi e ben riusci-i,
ricorda che o segreto do successo
o l’e che seggian tanti e ben condi-i

I ravioli
Fate un buon ripieno con la solita ricetta
o di grasso se la sacca te lo permette
o di magro se sei in bolletta
stendilo fra due paste al dente

e usando lo stampo apposito
fanne dei cuscinetti con la pancetta
incipriali leggermente di farina
e tagliali uno a uno con la rotella

fagli dare un bollo e servili nel brodo
oppure asciutti con il sugo spesso
e tanto parmigiano ma tanto in ogni modo

se i ravioli sono gustosi e ben riusciti
ricorda che il segreto del successo
è che siano tanti e ben conditi.

La cimma pinn-a
comm’a se fa? Mæ cao… l’e  ‘na parolla!
L’e comme defini ‘a felicitæ
Ghe veu tempo passiensa abilitæ
‘na scorsa de vitella sotti e frrolla,

euve, puisci, laccetti ben spellæ
non troppe euve dunque ‘a vegne colla
e no lasciala crua ch’a resta molla
bonn-a d’inverno e megio ancon d’estæ

o cada o freida o frita, se n’avansa
ma no cattala fætape’ caitæ
se no te veu  piggiate un ma de pansa

che quella a l’e di gommain cellofan!
Ciuttosto senti, avviso sciu mæ moæ
E vegnila a mangia da mi doman

La cima ripiena
Come si fa? mio caro è una parola
È come definire una felicita
Ci vuole tempo pazienza e abilità
Un pezzo di vitello sottile e frolla

Uova piselli animelle ben spellate
Non troppe uova sennò diventa colla
E non lasciatela cruda sennò resta molla
Buona d’inverno e ancor meglio d’estate

O calda o fredda o fritta se ne avanza
Ma non comprarla fatta per carità
Se non vuoi farti venire mal di pancia

Che quella è di gomma nel cellofan
Piuttosto senti  avviso mia mamma
E vienila a mangiare da me domani

4. Slow Food e Bio (work in progress) 
Slow food è una grande associazione internazionale "no profit" impegnata a ridare il giusto valore del cibo nel rispetto di chi produce in armonia con ambienti ed ecosistemi grazie ai saperi di cui sono custodi i territori e le tradizioni locali.

Ogni giorno Slow food agisce in 150 paesi per promuovere un'alimentazione giusta, pulita e adeguata al nostro fabbisogno e adesso sta diventando pure una filosofia e uno stile di vita.
Bio significa alimentazioni biologiche derivate da agricolture biologiche, cioè senza l'utilizzo di prodotti chimici. Sono quindi vietati insetticidi, funghicidi, diserbanti.

I primi movimenti risalgono alla fine del XIX sec  e nascono a Berlino, capitale della Germania. Negli anni 30-40 due inglesi fondarono la "Soil Assocation" oggi la più importante associazione. In Italia è arrivata a Milano nel 1947.


Aziende biologiche in primo piano in Liguria




Azienda Agricola Ascheri – si trova ad Albenga (SV) – ha iniziato la sua attività già nel 1840,  prima con la floricoltura e poi l'orticoltura, per passare in seguito, alla coltivazione di piante ed erbe aromatiche.  

L'Azienda offre una gamma completa di erbe aromatiche sfuse ed in vaso che vengono coltivate esclusivamente con l'uso di concimi organici e usando il lancio di insetti utili contro gli insetti dannosi. 
Noberasca spa. L'azienda è stata fondata da Benedetto Noberasco nel 1908. Inizialmente si occupa della raccolta, confezionamento e smistamento dei prodotti agricoli della Piana di Albenga: albicocche, pesche, asparagi carciofi e pomodori. Nell'arco di pochi anni Noberasco si dedica all'importazione di frutta secca, in particolare datteri e uva passa. L'idea innovativa parte dall'acquisto della frutta secca dai paesi vengono successivamente lavorati e confezionati ad Albenga per essere spediti in tutto il mondo. Nasce quindi il concetto del consumer pack per della frutta secca.

Con lo sviluppo dei trasporti l'attività si sviluppa per raggiungere oggi ad essere considerata tra le più importanti aziende italiane nel settore della frutta secca ed è riconosciuta tra le maggiori e più avanzate realtà in Europa. L'azienda ha sviluppato inoltre tecnologie bio sia per la produzione che la conservazione.
Azienda Agricola Cannaiella si trova a Savona e produce Olio BIO - D.O.P. "Riviera Ligure"
Nasce dall’incontro di un gruppo di amici che credevano e credono nella corretta alimentazione per il benessere umano. Hanno così iniziato a produrre olio partendo dalla coltivazione degli ulivi in modo biologico. Ha ampliato via via la gamma di prodotti di alta qualità connessi all'olio.

Apicoltura Consiglieri a Moconesi. L'azienda nasce nel 1979 dalla passione per l'allevamento delle api della famiglia Consiglieri. Hanno da subito iniziato ad operare nel rispetto della natura e dell'ambiente nella Valfontanabuona, zona lontana da fonti di inquinamento, priva di insediamenti industriali e di coltivazioni intensive. Dal 1998 hanno certificato con il metodo biologico per garantire qualità e genuinità.


La Liguria è famosa anche per la sua  fiera "Slow fish". Si tratta di una fiera ma è soprattutto un'occasione per riflettere su  più temi a partire dal dilemma della nostra società: "non esiste un’attività produttiva che non abbia bisogno di attingere al capitale delle risorse naturali, esattamente come non esiste un’attività produttiva che non abbia bisogno di attingere a un capitale finanziario. Così come siamo attenti a non erodere quest’ultimo capitale senza poi risarcirlo e accrescerlo – pena la non sostenibilità economica – dobbiamo imparare a non erodere il capitale naturale senza ripristinarlo e migliorarlo – pena la non sostenibilità tout court, e l’impossibilità di nutrire il pianeta".  
Slow Fish  si fa portavoce di queste istanze: insieme a pescatori, ricercatori, scienziati, studenti, chef e artigiani del cibo cercheremo di capire come nutrire il nostro pianeta a partire dalla tutela dei nostri mari, cambiando l’attuale rotta, che non vuol dire stravolgere le nostre vite ma iniziare da piccoli accorgimenti e maggiore riflessione. Questi obiettivi sono sviluppati anche con attività rivolte ai bambini, perché comincino fin da piccoli a scegliere secondo le proprie esigenze e non secondo i capricci del mercato.

Per quest'anno, dal 14 al 17 maggio, il focus sarà dedicato a come fare per nutrire il pianeta, creando al tempo stesso energia per la vita, allora dobbiamo ricordarci che la protezione e la tutela degli ambienti marini, iniziando a riflettere su come viene sfruttata la terra, coltivare la terra, allevare animali, alimentare le nostre automobili senza danneggiare il mare.