martedì 20 dicembre 2016

Il passo della Bocchetta


 Lady Sidney Morgan

Il passo della Bocchetta è  stato per secoli il valico privilegiato per i tanti viaggiatori che dal Nord Europa  scendevano a Genova via terra. In particolare, ne troviamo memoria nei tanti diari scritti da turisti britannici nel corso del Grand Tour, il viaggio di formazione che li portava a soggiornare in Italia per studiarne l'arte, la storia e godere delle sue bellezze.
Anche Genova era una meta privilegiata di questo viaggio che poteva durare anche più di un anno.
Gli studenti della 3A hanno letto e analizzato un estratto del diario di Lady Sidney Morgan, scrittrice irladese che, nel 1819 arrivò a Genova proprio dal Passo della Bocchetta, da lei descritto come la più difficile e ardua via d'accesso alla Superba, caratteristiche che hanno contribuito anche alla difesa della città nel corso della storia. 
  La Bocchetta illustrata dalla 3A

"I rischi e la preoccupazione nel percorrere questo sentiero scosceso e ricco di precipizi, salite e discese" scrive la Morgan "sono totalmente ripagati dalla bellezza mozzafiato che da lassù si gode. La vista si apre su Genova e sul Mediterraneo"
 Vista di Pietralavezzara e Voltaggio

"La discesa della Bocchetta è romanticamente bella!" prosegue Lady Sidney "Scende gradualmente lungo la valle del Polcevera, passando attraverso tanti piccoli villaggi pittoreschi"
 Chiesa di San Siro, Langasco

 La strada della Bocchetta sarà la protagonisa del progetto che la 3A realizzerà nel corso dell'anno nell'ambito del concorso FAImaps, promosso dal FAI per la valorizzazione di sentieri, strade e ferrovie d'Italia.




martedì 8 novembre 2016

La Fata Castanea, racconto di BIanca Gualco (3B)




LA FATA CASTANEA
di Bianca Gualco, IIIB

Sulle pendici di una valle verde, scaldata dal sole dal mattino al tramonto e ricoperta di boschi di castagno alti e frondosi e di prati dove si falciava un fieno profumato, viveva un uomo di nome Josephy.

Egli era il padre di sei bambini, che già cominciavano ad imparare il mestiere del padre: si occupavano delle mucche nella stalla, raccoglievano l’erba che il padre falciava e in autunno raccoglievano le castagne che fornivano i grandi alberi dei boschi. Era questo il loro cibo principale, insieme al latte e al formaggio che la loro mamma preparava.
Abitavano in una casa di pietra con un grosso camino ed un essiccatoio dove venivano seccate le castagne che sarebbero servite per il nutrimento invernale di tutta la famiglia.
Erano una famiglia felice perché avevano quanto gli bastava per vivere.
Un inverno freddo e piovoso la madre dei bambini si ammalò e presto morì perché non c’erano medicine per la sua malattia. Rimase il padre con i piccoli, dei quali non si poteva occupare da solo, così decise di trovare una nuova madre per i suoi bambini.
Anche questa nuova madre si chiamava Maddalena, come la loro vera madre.
E così passavano gli anni e altri fratellini arrivarono a riempire sempre di più quella casa; oramai erano dodici i figli, ma grazie al lavoro del padre e ai grandi alberi riuscivano a mangiare e ad avere legna per scaldarsi, foglie su cui dormire e utensili e mobili di quel legno magico che serviva per tante cose: culle, ceste, coffe da vendere al porto vicino, per il trasporto delle merci sulle navi.
Un giorno, però, al padre si presentò un’altra prova: anche la seconda moglie morì ed ecco che, preso dallo sconforto e dalla rabbia, andò nel bosco  e cominciò a prendere a colpi di ascia i tronchi dei vecchi alberi, che cominciarono a gemere sotto la scure.
Allora dal bosco ecco uscire la Fata Castanea, regina di quelle piante secolari, che disse a Josephy: ”Poichè non sei riconoscente verso quello che i miei alberi ti hanno dato, ecco che li farò morire e tu morirai con loro, di fame.“
Così fu: gli alberi uno dopo l’altro si ammalarono e cominciarono a seccare. Per il contadino fu un ben triste periodo, senza più il cibo che fino ad allora gli alberi gli avevano fornito.
Josephy decise di tornare nel bosco ormai secco e cominciò a piangere e a pregare la Fata Castanea di perdonarlo e di concedergli  una seconda opportunità.
Ecco che allora la Fata, intenerita, apparve e disse al contadino: “Poiché sei pentito e poiché ho compassione dei tuoi figli, ti indicherò un posto dove potrai trasferirti. Vedi quel monte alto sulla cui sommità si trova quel forte a guardia della città? Bene, sulle sue pendici getterai queste castagne dorate che ti dono. Là cresceranno alberi grossi, forti e generosi. Avrai una casa grande e tutto ciò che è necessario al vostro sostentamento. Li ti trasferirai e vivrà la tua discendenza”.
Josephy prese allora i figli, le sue poche cose, e attraversarono la valle fino a giungere sulla cima del monte.
I bambini corsero subito  a gettare le castagne magiche e immediatamente nacquero alberi enormi, carichi di frutti.
Lì si stabilirono ed ancora oggi vi abitano i suoi discendenti, che a volte narrano ancora la vicenda del loro antenato.
                                   

Nota dell’autrice: A parte i riferimenti alle vicende magiche questa è la vera storia degli antenati di mia nonna, che alla fine del 1700 furono costretti a scappare dalle alture di Rivarolo a causa della malattia degli alberi di castagno e a trasferirsi a Livellato, sul monte della Guardia

lunedì 19 settembre 2016

La Val Polcevera

Lavoro dell'anno scolastico 2014-2015 coordinato dalle prof. Caprile, Carlini e Rizzo.
Studiare il territorio che si vive per comprenderne le trasformazioni è un importante percorso che la nostra scuola da sempre porta avanti.

Ecco il power point realizzato dalla 1E, ormai terza, dopo un interessante percorso di geologia, chimica, storia e geografia.

Buona lettura

https://1drv.ms/p/s!AmJW4eVZ8C2Ld3LVRSlwBuIeHyg

lunedì 6 giugno 2016

Il silenzio dei tesori perduti




Un anno di lavoro per una grande soddisfazione, quella di avere fatto rivivere nell'immaginario delle persone che ci hanno seguito il fasto antico della nostra valle che un tempo ospitava per le vacanze estive le nobili famiglie genovesi.

Il percorso ha visto la collaborazione di due classi: 3a e 3d e diversi insegnanti: Prof. Calacagno, Prof. Collovà e Masnata per la parte di ricerca. Prof. Bellè per la cura grafica e la scelta delle immagini dei poster e Prof. Podestà per la realizzazione del video arricchito dal generoso contributo del Maestro Luppi Musso che ci ha donato la sua splendida composizione "Ricordi Muti".
Muto e solitario è ciò che resta del passato: il fantasma di una cappella anonima, invisibile, ma che nasconde ancora molti dei suoi tesori e che potrebbe rivivere per regalarci cultura, storia e bellezza proprio là in quella parte più marginale e forse degradata del nostro quartiere.

Un progetto importante quello promosso da Fondazione Napoli Novantanove: far salire in cattedra i monumenti, l'arte e il paesaggio per insegnare ai ragazzi che la bellezza che fa parte del nostro patrimonio deve essere custodita e lasciata in eredità alle future generazione: "Per tutti, per sempre" recita il motto del National Trust che abbiamo fatto nostro e che speriamo possa davvero toccare i cuori di chi ci amministra.






Ringraziamo la Sovrintendenza ai beni culturali e paesaggistici della Liguria per la concessione delle immagini dell'Archivio Della Rocca Morozzo.
Il Direttore di Palazzo del Principe Dott. Luca Leoncini per la collaborazione.
Giorgio e Terenzio Bassoli per le preziose testimonianze.
Ancora un grazie al Maestro Luppi Musso per la concessione del brano "Ricordi Muti".