La scorsa primavera, in una bella giornata di sole, gli alunni di alcune classi hanno presentato alle famiglie il frutto del loro lavoro: si sono improvvisati "cantastorie" per raccontare in modo breve e vivace ciò che hanno scoperto - libri e gambe in spalla - sul territorio della Valpolcevera: un patrimonio da conoscere e comunicare!
Cominciando il nuovo anno scolastico, mentre si aprono nuovi progetti e nuove piste di ricerca, ci piace ricordare un bel momento di condivisione.
Riportiamo uno dei testi composti dai ragazzi per l'occasione: si tratta della filastrocca con cui la II B ha decantato la storia del convento di San Francesco alla Chiappetta. I ragazzi hanno provato ha scrivere in ottave, ricalcando l'incipit dell'Orlando Furioso e... il gioco ha avuto una simpatica riuscita.
La
chiesa, il borgo, i signori, il convento,
l’antico
insediamento noi cantiamo
che,
come testimonia un documento,
e
l’epigrafe
che ora vi mostriamo,
fu
creato alla fine del Duecento
dai
frati francescani dove siamo
su
un terreno donato dai Lercari
nobili
genovesi poco avari.
Racconta la leggenda che Francesco
passò
per Bolzaneto in un suo viaggio
diretto
verso il lido barbaresco.
Le
terre ricevette per vantaggio
dell’umile
ordine nato di fresco
lì
dove ancora non c’era un villaggio.
Non
è detto che sia proprio vero
e
rimarrà eternamente un mistero
però è certo che Ughetto e Costantino
furono
seppelliti nel convento;
e
di pregar per il loro destino
proposero ai frati in risarcimento.
Anche
i Ghersi, gli Spinola, i Semino
richiesero
lo stesso trattamento:
tuttora
giacciono sotto la chiesa
e
per loro una fiamma è sempre accesa.
Presso alla chiesa chiamata “chiappetta”
sorsero
case, mulino e osteria
e
lavorando l’orto e la valletta
i
frati coltivavan l’armonia.
Per
via dell’alluvione in tutta fretta
a
volte si doveva correr via.
Sulla
riva sinistra del torrente
la
collina di Murta era adiacente.
Nel
Seicento il convento è rinnovato:
un
campanile con otto campane
viene
aggiunto con il chiostro quadrato;
dalle
gotiche forme ormai lontane
allo
stile barocco si è passato.
Dipendevano
le mura francescane
dal
convento del centro in Castelletto
finché
l’ordine fu sciolto per dispetto.
I
Francesi sul finir del Settecento
requisivano
ricchezze e proprietà
agli
ordini soppressi, ed il convento,
venduto,
di mano in mano passerà;
un
giorno fornirà alloggiamento
anche
ai poveri matti della città.
La
chiesa fu affidata a un cappellano,
che
però era di nuovo francescano.
Il complesso fu più volte venduto
case
e strade si formavano intorno
ospitò
perfino un re decaduto
attendendo
dei suoi frati il ritorno.
Infine
diede al treno il benvenuto
e
sull’altra sponda si trovò un giorno.
Oggi
è parrocchia di un grande quartiere
benvenuto
è chi la viene a vedere.
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