Reinterpretando una partitura
manzoniana
Abbiamo giocato a immedesimarci in chi
si allontana dai propri luoghi per andare incontro ad un futuro incerto: i
monti dei “Promessi sposi” si sono trasformati, sotto il nostro sguardo, nelle
colline della Valpolcevera o delle località di montagna che frequentiamo in
vacanza. Ognuno ha colorato il quadro con un diverso sentimento, toni
realistici o di fantasia. Il risultato ci fa pensare a quanto sono importanti
le nostre radici, ma anche al fatto che cambiare orizzonti è un’esperienza
importante e comune a tutti.
Addio
a Genova
Addio
monti, che mi avete ospitato per tutti gli anni della mia infanzia; addio
torrenti che scorrete liberi tra i monti... dovrebbero tenervi più puliti,
poverini: appena dal cielo cade la pioggia, uscite dal vostro letto e
sconvolgete i paesi che attraversate.
Addio
ville sparse e biancheggianti sui pendii, che state tranquille e ospitate i
vostri cari.
Quanto
è triste vedere chi è cresciuto tra voi allontanarsi! Quanto più si allontana dalla
costa, i suoi occhi sfuggono, per la troppa tristezza, alla vista del grande
faro che da secoli conduce le navi nella retta via; è troppo veder la città,
che è stata la tua culla, sfumare lentamente all'orizzonte.
Addio
casa natale che mi hai ospitato insieme ai miei cari; dove ho passato i momenti
più belli della mia infanzia insieme alle persone che vivevano con me.
È
adesso che ripensi ai momenti più belli della tua infanzia, mentre il vento ti
soffia tra i capelli e vedi la tua città sfumare lentamente all'orizzonte e una
lacrima scende lungo le tue guance.
Giorgia
Addio
ai forti
Addio
forti, trionfanti sulle alture, tra i quali feci passeggiate ed escursioni.
L’aria
fresca del mattino e della sera d'inverno screpola mani e bocca e d'estate danno
sollievo dalla calura.
Case
e abitanti tutti che mi avete conosciuto, addio!
Quanto
è triste e lento il passo di chi è obbligato ad allontanarsi dai propri luoghi
natii per trovar la propria la strada.
Addio,
casa natia, dove ho vissuto momenti indimenticabili, dove ho imparato molto di
ciò che so e dove l'amore non manca mai.
Addio
chiesa, dove le campane tante volte suonarono a festa. Addio, mia isola felice,
sede
di
tranquillità.
Giulio
Addio
a Bolzaneto
Addio Bolzaneto, piccolo borgo di Genova, luogo della mia vita e
della mia nascita. Qui ho vissuto molti anni della mia vita, molti bei momenti;
ora sono costretto ad andarmene, quasi senza respiro, e mi sembra strano
lasciare questo luogo pieno di ricordi.
Il posto non era gran che, un ex-quartiere industriale con molta
sporcizia e rifiuti; la maggior parte degli edifici erano sporchi e imbrattati
con le bombolette spray, però lì c’erano
i miei nonni, la mia bisnonna e tutti i miei più cari amici.
Oggi rivolgerò quest’ultimo sguardo a questo sporco borgo e vorrei
salutare tutti i miei amici di persona, ma purtroppo non è possibile.
Ormai è arrivato il momento di andare: sono salito sulla macchina
che si sta allontanando lentamente. Andrò
in un’altra città, dove maturerò dei nuovi ricordi.
Quelli della vecchia città saranno sempre con me.
Davide
Addio a Lavagna
Addio ai monti, alle mie colorate colline,
alla neve che attecchisce nei freddi inverni sulle mie strade, addio alle ville
sparse e biancheggianti sul pendio, addio alle vie e ai quartieri a me cari.
Addio ai volti che non ho conosciuto, addio a chi ha condiviso la
propria anima con la mia, addio alla mia famiglia che ringrazio per questa
possibilità, addio alle conversazioni e alle voci a me conosciute, che ormai formano
un’eco d’addio.
Addio!
La tristezza, il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!
Benvenuta la speranza di una vita, un lavoro, un’esperienza
migliore; ed è proprio la speranza, amica del coraggio, ad avermi spinta al di
là di quelle mura in cui mai il desiderio di allontanarmi aveva girovagato nel
mio stanco e confuso capo.
Quanto più avanzo nel piano, il mio occhio si ritira, disgustato e
stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria mi par gravosa e morta; s’inoltra
mesto e disattento nelle città tumultuose; le case che al di là di quel sottile
vetro, ormai rimasto l’ultima corazza dei miei ricordi, sembrano senza vita,
tutte ugualmente uguali, identiche, come quelle strade che paiono labirinti,
per chi come me, non le conosce abbastanza, o non le conosce affatto; labirinti
nei quali la mia persona sta già naufragando, come pargoli incapaci a restare a
galla.
Il dimenarsi dei miei pensieri, giovani gabbiani intrappolati in
un corpo fermo, abbandonato al destino, un fato scelto, non per scelta, ma per
speranza.
La mia vita lasciata in quella città, che mi ha accolto, e cullato
con forti braccia, tutte le speranze del futuro, i progetti, la famiglia
svaniti in un secondo, appena il mezzo aveva iniziato ad incamminarsi.
Albe e tramonti, campagne e città, laghi e pianure, mi
accompagnano in questa nuova avventura.
Addio, casa natia, dove ho imparato ad udire le melodiche voci e a
saperle distinguere, dove anche girata di schiena, ho imparato a conoscere i
passi dei miei cari; dove i miei ricordi sono di casa, dove ho trascorso gli
attimi più belli, addio alla mia città di mare, addio, addio…
Porterò nel mio umile cuore ogni particolare, ogni volto, ogni
melodia, ogni sapore e profumo, che ha segnato la mia storia nel profondo, ogni
libro che mi ha resa la persona odierna.
Sara T.
Addio a Cogne
Addio, o monti che vi elevate al cielo con
cime ineguali. Io son cresciuto tra voi; nelle estati d’infanzia mi avete
accompagnato e per sempre rimarrete impresse nella mia mente.
Con amici e familiari venivo a visitare laghetti e fiumiciattoli,
in cui le dighe talvolta facevano impetuoso il suono dell’acqua dei torrenti
che scendeva nella Val di Cogne.
Quanto è triste il rumore del motore della macchina carica di
bagagli che s’ allontana...
Ripenso alla fantasia che mettevamo nel costruire barchette,
attratti dalla speranza che potessero galleggiare. Si disabbelliscono in questo
momento i bei ricordi e si tornerebbe allora indietro; quanto più si avanza in
autostrada, la benzina dell’auto diminuisce chilometro per chilometro e l’aria,
avvicinandosi a Bolzaneto, si fa sempre più torrida, le casette di montagna
sostituite dai grattacieli urbani a cui già ho messo gli occhi addosso con
disprezzo. Ma chi non avrebbe voluto scappare da questa monotonia giornaliera,
quando ormai staccati ci eravamo dalle quotidiane abitudini? Addio, casa di
vacanza in cui i pensieri tranquilli sono rimasti…
Di tal genere erano appunto i miei pensieri alla fine delle vacanze
estive, mentre la macchina si avvicinava sempre più a Bolzaneto.
Federico
Addio a Macugnaga
Addio monti, ispiratori e consolatori, ascoltatori di mille
pensieri: addio!
Cari amici di chi vi chiama casa, ma anche dei foresti che
contemplano il vostro splendore.
Titolo di famiglia meritereste per tutte le volte che a braccia
aperte avete riaccolto i figli che come pecorelle smarrite reclamavano la via
di casa.
Oh torrenti, compagni di lacrime ma anche di giochi bambineschi,
il vostro moto che mi cullava e il vostro scroscio che accompagnava i
singhiozzi di un bimbo caduto, ferito.
Ville sparse e biancheggianti sul pendio, misteri che impegnavano
pomeriggi interi per i piccoli investigatori che si chiedevano cosa si celasse
oltre quelle mura così intrise di pensieri, parole, sentimenti, lacrime e
sorrisi, così intrise di vita.
Macugnaga, paese mio, come posso dirti addio?
Il dolore e l’ardore di chi, voltandosi un’ultima volta ad
ammirarvi, se ne allontana!
I ricordi che attanagliano il cuore e la mente già impregnata di
dispiacere e coraggio nel compiere l’atto, la certezza che là dove l’anima
andrà, non sarà mai casa come tra quei boschi così ricchi di minuziose
meraviglie che non tutti riconoscono al primo sguardo.
Quanto più si avanza nel piano, l’occhio inumidito di lacrime non
vede più gli alberi dai colori brillanti, il freddo pungente sottopelle, che
ormai svanisce con la speranza di tornare indietro.
Addio casa natia, rifugio fatto di parole ma silenzioso come una
notte stellata nella galassia più infinita.
Addio a tutto, tutto ciò che mi ha resa me stessa fino a questo
istante.
Benedetta
Addio alla campagna
Io sono costretta da un giorno all’altro ad
abbandonare i miei amati monti, ai quali sono molto affezionata, per andare a
vivere in città. Mentre sono in macchina con la mia famiglia, do l’addio ai
miei monti.
Mi mancheranno tanto.
Non sentirò più il rumore dell’acqua dei miei torrenti, non vedrò
le ville sparse sul pendio.
Sarò triste, perché sono cresciuta in mezzo alle mie fortezze ed
ora mi devo allontanare.
Nel mio pensiero ricorderò i momenti passati all’aria aperta, dove
bastava un mio grido e sentivo l’eco.
Non dimenticherò i miei amati amici e i momenti che ho passato con
loro.
I miei amati monti sorgevano dalle acque del lago dove si rispecchiavano
ed io, che sono cresciuta lì, non potrò mai scordare le loro cime alte.
Mano a mano che mi allontano le figure diventano sempre più
piccole e l’aria si fa sempre più pesante. In città le case sono tutte
attaccate, le strade sono caotiche e mi danno un senso di soffocamento.
Addio casa mia, mi mancherai tanto.
Sara R.